L’alimentazione del futuro? Deve essere più sostenibile

Non c’è alcun dubbio: la nostra alimentazione ha un costo, e lo avrà sempre. Ma per quale motivo questo costo deve essere così alto per l’ambiente? E perché l’attuale industria alimentare non sembra modellata in alcun modo per favorire la salute dell’uomo?

Centinaia di tonnellate di pesce che potrebbero essere usate per l’alimentazione umana vengono dirottate annualmente verso le industrie che producono mangimi: si calcola che questa deviazione interessi circa il 12% del pescato, un fatto che Greenpeace denuncia ormai da anni. Ma questo è solo uno dei tanti paradossi che costellano lo schema insostenibile secondo il quale è organizzata la nostra alimentazione. Si pensi per esempio che il 70% della soia che cresce attualmente sul nostro Pianeta viene usato per i mangimi da destinare agli animali da allevamento, con un notevole spreco di calorie che potrebbero saziare direttamente l’uomo, a fronte dell’enorme impatto ambientale che le coltivazioni di soia portano con sé.

Alimentazione sostenibile: le sfide per il futuro

Come dovrebbe essere una dieta in grado di garantire un alto livello di sostenibilità ambientale? A Spiegarlo è la FAO, ovvero l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e Agricoltura: si deve puntare a una dieta con un ridotto impatto ambientale, che garantisca un corretto apporto nutrizionale e che allo stesso tempo sia sostenibile dal punto di vista economico, in modo da poter essere accessibile a tutti quanti. Non si tratta certamente di un obiettivo facile, anzi: raggiungerlo sarà via via sempre più difficile, considerando soprattutto l’aumento demografico che ci aspetta nei prossimi decenni, con Africa e Asia a portare la popolazione globale a 9 miliardi entro la metà del secolo. Eppure, almeno a parole, la soluzione è semplice. Come ha spiegato il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva in occasione del simposio internazionale “Il Futuro dell’Alimentazione” svoltosi a Roma l’estate scorsa, «dobbiamo cambiare le nostre strategie e produrre non più cibo, ma produrre cibo più nutriente».
I sistemi alimentari del futuro, per essere davvero più sostenibili, devono dunque essere ripensati in base ai bisogni dell’ambiente e dell’uomo.

Una dieta sostenibile

Da una parte ci sono 820 milioni di persone che soffrono la fame. Dall’altra ci sono 2 miliardi di adulti in sovrappeso; di questi, 670 milioni di persone risultano obese. E l’obesità cresce di anno in anno: tra poco il numero delle persone obese supererà quello delle persone che soffrono la fame. Lì, dunque, c’è la cronica mancanza di micronutrienti (che colpisce circa 2 miliardi di persone), mentre qui c’è una pandemia internazionale di obesità, causata dal consumo eccessivo di alimenti ultra-lavorati, ricchi di grassi saturi e di zuccheri raffinati. É dunque d’obbligo mutare la nostra dieta, aumentando il consumo di frutta e di verdura con un impatto ambientale ridotto. Questo significa consumare alimenti di stagione cresciuti nella propria zona, coltivati nel pieno rispetto dell’ambiente. Su questa linea, secondo il Direttore Generale della FAO, i governi dovrebbero incentivare una dieta nutriente e sana, promuovendo il consumo di alimenti freschi, salubri e locali.

Un’industria alimentare sostenibile
Per ridurre l’impatto ambientale, l’intero sistema alimentare deve essere ripensato, a partire da terreni sani e metodi agricoli sostenibili. Sia l’agricoltura che l’allevamento richiedono deforestazioni e utilizzo di risorse idriche. Oltre a questo, generano emissioni di gas serra, spesso in grande quantità. È dunque necessario ridurre gli sprechi, rivedere i punti critici e ottimizzare i processi: il percorso che permette di portare del cibo sano in tavola è del resto sotto molti aspetti il medesimo che garantisce un minor impatto ambientale.

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