Un mare di rifiuti: il divieto dell’UE sulla plastica monouso è solo il primo passo

Posate, piatti, bicchieri, cannucce, bastoncini colorati, palette del caffè, aste per i palloncini. Questi oggetti di plastica usa e getta costituiscono una fetta importante, anzi, importantissima dei rifiuti plastici presenti nei nostri mari e oceani.

Per questo motivo finalmente il Parlamento europeo – con una votazione che ha contato solamente 35 contrari – ha deciso di introdurre degli importanti divieti per la produzione di prodotti di plastica monouso, a partire dal 2021.

Di certo quello effettuato dai parlamentari di Strasburgo è un passo importantissimo, che permetterà di ridurre concretamente l’inquinamento creato dalla plastica. Senza nessun provvedimento di questo tipo – come spiegano quelli del WWF – entro il 2050 l’inquinamento dell’area mediterranea sarebbe infatti destinato a quadruplicare. 

Indubbiamente, però, queste misure arrivano tardi, quando ormai gran parte degli oceani e dei mari risulta compromessa. Sempre guardando al solo Mediterraneo, per esempio, si stima che ogni minuto finiscano in acqua 33 mila bottigliette di plastica, per un totale di 570 mila tonnellate di rifiuti plastici all’anno. E quello che sta accadendo nei nostri mari è replicato ovunque, soffocando gli oceani e uccidendo migliaia di specie animali – per non parlare degli effetti che l’inquinamento degli oceani ha, per via indiretta, sul nostro stesso organismo, nel momento in cui mangiamo pesce.

Il problema della plastica negli oceani

Oggi inorridiamo vedendo le immagini del Pacific Trash Vortex, ovvero della enorme isola di rifiuti plastici che galleggia nell’Oceano Pacifico. Per creare quell’incredibile mostro l’umanità ha impiegato pochissimo tempo: sembra strano pensarlo, eppure la plastica è stata introdotta solo settant’anni fa. Era stata presentata come il materiale del futuro, grazie alla sua leggerezza, alla sua lavorabilità e alla sua resistenza. Sta proprio qui, del resto, il problema principale che bisogna affrontare: la plastica non è biodegradabile, e resiste nel tempo. In effetti, tutta la plastica prodotta dall’uomo è ancora qui, sul nostro pianeta, molto spesso in forma di rifiuto. Ancora oggi, ogni anno vengono prodotti 300 milioni di tonnellate di plastica, che si sommano alle tonnellate già presenti. 

Il vento, il dilavamento delle acque meteoriche, gli scarichi: ci sono tanti e diversi modi attraverso i quali la plastica finisce nei mari e negli oceani. Le conseguenze sono note a tutti. Abbiamo grandissime isole galleggianti di rifiuti – una, per esempio, si forma ciclicamente tra l’Isola d’Elba e la Corsica. Abbiamo tartarughe impigliate negli anelli di plastica delle lattine, uccelli marini soffocati da mozziconi di sigaretta, balene spiaggiate i cui corpi si rivelano incredibilmente e drammaticamente pieni di plastica. Quindi sì, la decisione dell’Unione Europea di mettere progressivamente al bando i prodotti in plastica usa e getta non era più posticipabile. Ma deve essere vista non come una soluzione, quanto invece come un primo piccolo passo, che deve essere seguito da tanti altri gesti, in ogni aspetto della vita quotidiana.

Chi organizza eventi pubblici, e soprattutto chi organizza eventi legati al mondo del mare e degli oceani, non può che dare il buon esempio, facendo il possibile per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle proprie manifestazioni.  

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